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25 Jul

Cessione del quinto? Scappate lontano (magari in Germania)

Pubblicato da Marco Manferdini  - Tags:  #cessione del quinto, #educazione finaziaria, #formazione, #germania, #libertà finanziaria, #soldi Gratis

Cessione del quinto? Scappate lontano (magari in Germania)

Ultimamente mi hanno chiesto un parere sulla cessione del quinto, una forma di prestito che esiste da parecchi anni ma che ultimamente è diventata molto di moda. Una ricerca su Google mi ha restituito una panoramica vastissima dell'offerta da parte degli istituti di credito.

Il meccanismo è in apparenza semplice e molto conveniente: in pratica, tu ottieni un finanziamento che ripagherai cedendo il 20% del tuo stipendio o della tua pensione, arrivando fino a 120 rate, cioè nell'arco di 10 anni.

La proposta sembra allettante: pare quasi di ricevere soldi gratis. Purtroppo, da quello che ho potuto constatare, nelle presentazioni di questo tipo di prestito ci sono parecchi punti ombrosi.

Innanzitutto, si tratta di pochi soldi: ad esempio, il sito Findomestic, tra quelli apparentemente più 'chiari', presenta due esempi (si badi bene: due esempi indicativi, che le 'righe piccole' indicano come riferito a una dipendente pubblica di 35 anni con 15 anni di servizio):

Cessione del quinto? Scappate lontano (magari in Germania)

Meno di 20mila euro, insomma, ben che vada. Non è dunque un prestito per finanziare investimenti che possono creare reddito: è un prestito semplicemente per generare un debito passivo (cioè a comprarti nuovi giocattoli), a meno che non riesci ad acquistare un asset che ti rendaalmeno il 15% annuo.

Tuttavia, la proposta può sembrare ancora buona: 150/250 euro di rata sembrano accettabili. L'espressione “cessione del quinto”però sembra quasi far intendere che quei soldi quasi quasi non li pagherai, e siccome la rata è sempre il 20% del tuo stipendio, sei indotto a ignorare quel 10-11% di tasso di interesse annuo, che non sono pochi

Tuttavia, la dura verità è nascosta in piccolo nel menu a tendina: aprendo la voce “Condizioni economiche” saprai che nel primo caso, quei 10.864 euro te ne costeranno 18.000 o che pagherai quei 19.072 euro ben 30.000 euro. Il che, significa che alla fine dei dieci anni avrai pagato oltre il 60% in più dell'importo ricevuto tra interessi, commissioni bancarie, spese di istruttoria e assicurazione!

E in caso di estinzione anticipata? Ho il triste sospetto che saranno dolori.

Cari amici, il messaggio è chiaro: fate molta attenzione, perché dietro proposte in apparenza allettanti si nascondo molto spesso delle costose soluzioni. Se andate in banca a depositare i vostri soldi, avrete a vostro beneficio l'1-1,5% di interesse. Se la banca li presta a voi, vi chiede il 10%!

Il prestito, di per sé, non ha nulla di diabolico: le banche fanno il loro mestiere. Tuttavia, l'accorta presentazione della cessione del quinto induce a farne un uso distorto. Ma non è tutto, perché questi prestiti nel panorama italiano mi inducono a una riflessione poco lusinghiera.

Una riflessione

Il prestito si rivolge, manco a dirlo, esclusivamente a due categorie: i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato (meglio se dipendenti pubblici) e i pensionati. Verrebbe quasi da pensare che le banche stiano promuovendo la cessione del quinto per smentire i fatti, cioè che in Italia le banche non concedono credito.

Purtroppo la cessione del quinto non è un vero prestito, ma un esercizio di perbenismo bancario: io banca ti anticipo dei soldi senza rischiare nulla, visto che li prelevo direttamente dal tuo stipendio garantito, anzi, non sono già miei, dato che dovrai pure aprire un conto presso di me.

Alle banche italiane piace vincere facile, e ho il forte sospetto che siano parte integrante di quella lobby contraria a un vero cambiamento che sbloccherebbe un mercato del lavoro blindato. Perché se si toccasse il dogma dell'articolo 18 e si rendessero più facili i licenziamenti (e quindi anche le assunzioni), le banche perderebbero un bacino di guadagno sicuro.

Ma dovranno fare i conti con la dura realtà: ormai non esistono quasi più aziende “troppo grandi per fallire” (a parte, al momento, le banche stesse). Le aziende chiudono, o si spostano all'estero (vedi la Fiat, da quando non dispone più di aiuti di Stato). I lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono sempre meno, e sempre di più i contratti a termine e le partite IVA.

E quindi? Rimarranno i pensionati, almeno loro, a dover bruciare le proprie risorse per mantenere figli e nipoti (che curiosa inversione, vero? Un tempo erano i figli e i nipoti che mantenevano gli anziani, oggi è il contrario).

E tutto questo perché? Perché le banche, come purtroppo molti italiani, vogliono solo una cosa: che sia tutto garantito.

E all'estero?

La situazione italiana, però, sembra ancora più assurda se paragonata a quella della Germania, che ho sperimentato direttamente. Voi direte: tante grazie! La Germania viaggia a gonfie vele! Ma non ci è mai venuto in mente che la nostra cultura dell'immobilismo, dei privilegi, delle garanzie non sia altro che la causa del nostro declino?

In Germania il credito c'è anche perché le banche ragionano secondo paradigmi del tutto diversi. Certo, se devi comprare una casa per abitarci devi dimostrare che sei in grado di sostenere il mutuo. Ma il credito c'è ed è vero, non finto come in Italia.

Dirò di più: se invece devi comprare casa per metterla a reddito, la banca ragiona come un partner nell'investimento. E allora non richiede più garanzie personali, ma è interessata al valore dell'immobile, al valore d'acquisto, alla redditività. Naturalmente le banche tedesche non sono istituti di beneficenza e si tengono i loro bravi margini, ma concedono credito. Anche agli stranieri: io e Alfredo Bartolo siamo riusciti a far ottenere il 50% di finanziamento a investitori italiani. E la percentuale può salire fino all'80% dopo qualche anno di presenza in Germania, se si dimostra di essere investitori seri.

Cari amici, la morale è questa: finché tutti noi, lavoratori, banche, professionisti, imprenditori, rimarremo attaccati alle risorse sempre più scarse, cercando sicurezze e garanzie, pensando che qualcun altro deve provvedere a noi, una cosa sola sarà sicura: che purtroppo andremo sempre più a fondo sotto il peso delle false certezze a cui non vogliamo rinunciare!

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